di Giuseppe Longo

I vini dei Patriarchi, celebrati nei mosaici della basilica poponiana, ma che affondano le loro origini addirittura nella storia dell’antica Roma – ricordate il Pucinum, probabile progenitore dell’attuale Refosco? -, e che sono stati posti sotto l’ombrello della Doc Friuli Aquileia, hanno un nuovo leader.

Il nuovo presidente Franco Clementin.

Si tratta di Franco Clementin che ha raccolto il testimone da Marco Rabino e per il quale uno dei primissimi impegni sarà l’annuale Selezione dei vini Aquileia e della Riviera friulana, mentre di più ampio respiro si annuncia l’impegno a promuovere ulteriormente i vini aromatici, come il Traminer che nell’Agro aquileiese ha trovato la sua terra eletta, oltre alla collaborazione a livello regionale per far crescere la Doc Friuli.
Nome magico, questo, sul mercato dei vini, corto e facile da memorizzare, da sempre sinonimo di alta qualità, specie per i bianchi che non temono concorrenza e che sono conosciuti in tutto il mondo.
Franco Clementin, viticoltore di Aquileia, è dunque il nuovo presidente del Consorzio tutela vini Doc Friuli Aquileia. Coltiva una trentina di ettari di vigneto specializzato, ha 60 anni e succede – come dicevamo – a Marco Rabino nella gestione dell’associazione fra produttori per il prossimo triennio.
Ad affiancarlo il vicepresidente Francesco Tarlao e i consiglieri Giovanni Foffani, Monica Macor e Samuele Pozzar.
«Proseguiremo nel solco del lavoro svolto dal consiglio precedente – afferma Clementin, anticipando le linee operative del suo programma – per far crescere ulteriormente la notorietà della denominazione i cui vini, negli ultimi anni, hanno raggiunto punte di elevata qualità e le aziende hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti.
Un’attenzione particolare sarà rivolta alla conoscenza e promozione del Refosco dal peduncolo rosso, del Traminer, della Malvasia e del Sauvignon che, nel nostro territorio, sono ben acclimatati. Questi impegni saranno sviluppati – conclude il neopresidente – in collaborazione e sinergia con gli altri Consorzi di tutela regionali, anche nell’ambito di uno sviluppo ulteriore della Doc Friuli».
Quindi, come osservavamo all’inizio, un impegno di ampio respiro con cui si vuole guardare avanti, con lungimiranza, per un’ulteriore affermazione dei vini Aquileia.
La stessa lungimiranza che avevano dimostrato di possedere quei produttori che negli anni Settanta lavorarono per la tutela di questi grandi vini della Bassa friulana, sostenuti da tecnici e dirigenti competenti e appassionati: ricordiamo fra tutti l’indimenticato Orfeo Salvador che all’epoca era direttore dell’allora Cantina sociale di Cervignano ed era pure presidente del Centro regionale vitivinicolo che con il dottor Ennio Nussi, anche lui scomparso, impostò la pratica e seguì l’iter di questi Vqprd – per chiamarli con la sigla europea – nei palazzi romani, vale a dire Ministero dell’agricoltura (si chiamava ancora così) e Comitato nazionale vini Doc di cui lo stesso Salvador aveva fatto a lungo parte.
La Doc Friuli Aquileia è stata riconosciuta infatti nel 1975 e si sviluppa in una fascia stretta e lunga che dalla romana Aquileia, passando per Cervignano, raggiunge i bastioni della fortezza veneziana di Palmanova e prosegue fino a Trivignano Udinese, interessando il territorio di ben sedici Comuni.
“Il Consorzio tutela vini Doc Friuli Aquileia – conclude il presidente Clementin – fa parte (ed è socio fondatore) del Consorzio delle Doc-Fvg e di E.Vi.Q. – Ente vini di qualità. Le aziende associate al Consorzio sono 20, per circa 500 ettari vitati, una produzione annua media di 50mila quintali di uva, 23mila ettolitri di vino e 3 milioni di bottiglie”.
E proprio a Franco Clementin spetta ora il compito di rappresentare e tutelare assieme ai suoi collaboratori i vini Friuli Aquileia, prodotti da bravi e appassionati vitivinicoltori i cui vigneti idealmente circondano le colonne del Foro romano e che, come dicevamo all’inizio, hanno uno dei loro progenitori in quel Pucinum al quale Livia, moglie di Augusto, attribuiva addirittura proprietà medicamentose. Almeno così ci hanno tramandato le memorie di Plinio il Vecchio, come ci ricorda in una sua ricerca di qualche tempo fa l’agronomo Claudio Fabbro, imbattibile conoscitore, e quindi divulgatore, di tutto il mondo che fa capo al piccolo, grande Vigneto Friuli.

Giovane vigneto d’inverno a sud di Aquileia.

 

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